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Economia circolare in edilizia

“Dalla Culla alla Culla”

Ho appena finito di leggere il libro Dalla culla alla culla, citato durante un incontro di Economia circolare in edilizia.  Il libro è stato scritto dall’architetto statunitense William McDonough, insieme al chimico tedesco Michael Braungart.

Economia circolare ma non solo

Si sente parlare sempre di più di Economia circolare. Proprio ieri 31 ottobre 2019, si è tenuto un evento su questo tema all’Auditorium di Roma. Il chimico tedesco Michael Braungart, uno dei due autori del libro (il secondo è l’architetto William McDonough), è stato invitato all’evento del Messaggero di cui si può leggere l’intervista a questo link.

Mi ha fatto sorridere leggere nell’articolo un aneddoto riguardante l’Autore, sembra che alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2016, Michael Braungart abbia vissuto su un albero per un breve periodo.

A questo proposito il chimico tedesco all’intervista sul Messaggero risponde: 

Il mio intento era dimostrare come un edificio possa essere concepito diversamente. Non limitandosi quindi a ridurre il consumo energetico, ma ripulendo l’aria, sostenendo la biodiversità, cambiando colore con le stagioni.

Edificio che si ispira all’albero! Progettare imitando i processi della natura, dove non esistono rifiuti. Tutto viene riassorbito in un ciclo di vita continuo. Una economia appunto circolare.

Nel libro gli Autori spiegano molto bene come non basta pensare solo al riciclo, al limitare, ad azzerare, ma bisogna avere una visione più completa su come organizzare l’industria e la progettazione dei prodotti su un modello da loro definito “Cradle-to-cradle”- dalla Culla alla Culla, attraverso “un approccio biomimetico alla progettazione di prodotti e sistemi, che modella l’industria umana sui processi naturali” *.

Gli spunti contenuti nel libro sono davvero molti, cercherò di riportare alcune riflessioni e principi interessanti e soprattutto applicabili per quanto riguarda il mondo dell’architettura e dell’edilizia.

Upcycling

 Il concetto che sta alla base del modello proposto da Michael Braungart e William McDonough, autori del libro e inventori del modello Dalla culla alla culla, è che “Riciclare non è abbastanza. Bisogna ambire al livello superiore. Conoscere meglio i prodotti al fine di creare upcycling, innovazione e non semplice riciclaggio”.

Immagini dal sito EPEA

Il primo capitolo del libro si intitola: Una questione di progettazione. 

In tutti i campi c’è bisogno di una buona progettazione, perché “Prodotti che non siano pensati nel rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente sono poco intelligenti”, come dicono gli Autori nel libro From Cradle to cradle.

Questi prodotti poco intelligenti vengono definiti nel libro prodotti grezzi o prodotti più, ovvero prodotti che solitamente il consumatore si porta a casa insieme ad additivi non richiesti.

Dalla Culla alla Culla

La teoria Dalla Culla alla Culla si contrappone a quella definita “Dalla culla alla Tomba”, che in genere si trova alle basi della progettazione di un qualsiasi prodotto, che è di solito progettato e pensato per arrivare fino alle mani del consumatore, senza pensare a quello che succederà dopo.

Il modello Dalla culla alla culla, che parla di economia circolare ma non solo, si prefigge l’obiettivo di pensare e di risolvere quello che sarà la fine di un prodotto, pensando quindi all’intero ciclo di vita, dall’inizio fino alla fine e anche oltre. Solo se si pensa alla fase finale di un prodotto fin dalla sua progettazione, si potrà arrivare a realizzare un prodotto che alla fine non diventerà rifiuto. 

Nel libro gli Autori prendono come esempio la comunità di formiche, le quali “non sono dannose perche tutto ciò che costruiscono o utilizzano entra nel ciclo naturale dalla culla alla culla”.

Vi cito due esempi di progettazione cradle-to-cradle scritti nel libro:

  • “edifici che, come gli alberi, producano più energia di quella che consumano e purificano le proprie acque di scarico” 
  • “prodotti che al termine della loro vita non diventino rifiuti inutili, ma possano essere gettati a terra, decomporsi e diventare cibo per piante e animali, e sostanze nutritive per il terreno; o in alternativa reinserirsi nei cicli industriali”.

Ecoefficacia, Sovraciclaggio, Nutrienti biologici e tecnici

Inoltre parlano di termini come Efficacia contrapposta a quella di Efficienza, di Sovraciclaggio rispetto al Riciclaggio o Subciclaggio; di Ibridi mostruosi, ovvero quei prodotti realizzati sia con nutrienti biologici che con nutrienti tecnici che a fine vita non sono stati pensati per essere separati e ritornare rispettivamente nel cosiddetto Metabolismo Biologico o Metabolismo Tecnico. Una soluzione consiste proprio nel tenere separati i due mondi, in modo da poter reinserire ogni prodotto nel rispettivo processo naturale o tecnico, non creando quelli che vengono definiti Ibridi mostruosi.

Immagini dal sito EPEA

Perchè Cradle-to-Cradle?

Perché vi ho voluto parlare della teoria del Cradle-to-cradle?

Prima di tutto perché nel momento in cui si sceglie di comprare un prodotto, avere in mente la domanda “che fine farà?” potrà cambiare il modo in cui compriamo e inseriamo prodotti all’interno delle nostre case. 

Nelle abitazioni ad esempio se si deve ristrutturare o anche solo arredare, è importante sapere che esistono materiali che a fine vita possono essere reinseriti all’interno di un ciclo produttivo, altri invece che contribuiranno a generare nuovi rifiuti difficili da smaltire.

E siccome, forse ingenuamente, credo che il cambiamento avvenga a piccoli passi, che scegliendo cosa comprare influenziamo il mercato, penso sia fondamentale sapere cosa stiamo scegliendo

Non si tratta di scegliere solo quello che è bio, naturale o etichettato come ecologico. C’è bisogno di andare più a fondo, fare domande ai venditori, per sapere cosa c’è dentro un prodotto e cosa c’è dietro la sua realizzazione, e infine cosa ci sarà dopo.

Il modello proposto dai due Autori inoltre a differenza di alcune teorie che sono un po’ deprimenti, ad esempio il decluttering, il limitare, o l’azzerare (importanti ma non risolutive!), si caratterizza come un modello creativo e positivo dell’economia circolare.

Vi riassumo perché questo modello l’ho trovato davvero interessante:

  • Perché è creativo, mette in gioco la progettazione!

Eliminare il concetto di rifiuto significa progettare tutto – prodotti imballaggi e sistemi – fin dall’inizio in base al principio che il rifiuto non esiste. (“From Cradle to Cradle”, Michael Braungart, William McDonough)

  • Perché c’è bisogno di fantasia per realizzare prodotti che non finiscano nella tomba ma ritornino alla culla!

L’obiettivo [della teoria dell’ecoefficienza] è azzeramento: zero rifiuti, zero emissioni, zero impronta ecologica.

Finché gli esseri umani saranno considerati un male, l’azzeramento rimarrà un buon obiettivo. Ma limitare i danni significa in fondo anche accettare che le cose rimangano come sono. Ecco il limite più grave di questa impostazione: la censura della fantasia. Secondo noi è una visione deprimente della funzione che la nostra specie ha nel mondo.

  • Perché ha fiducia nell’uomo, nella sua capacità e nella tecnologia!

Perché non pensare a un modello completamente diverso? Che cosa succederebbe se invece [noi uomini] fossimo un bene al 100 per cento?

  • Perché è positiva: parla di cambiamento e la sua teoria non si basa sull’azzeramento o sul limite, bensì sul cercare di lasciare un impatto positivo sull’ambiente!

In natura le conseguenze della crescita – l’aumento degli insetti, dei microorganismi, degli uccelli, del ciclo delle acque e dei flussi nutrienti- tendono a dare vitalità all’intero ecosistema, arricchendolo.

(In corsivo citazioni di “From Cradle to Cradle”, Michael Braungart, William McDonough)

Il ciliegio

Voglio concludere con l’immagine del ciliegio.

Nel libro si parla del ciliegio non perché sia ecoefficiente, ma come esempio di prosperità, di ciclo della vita dove ogni elemento, dai fiori ai frutti, anche quelli che non sono mangiati e che cadono per terra, serve per il ciclo di vita dell’albero stesso. Non ci sono rifiuti!

Il ciliegio

L’albero nutre infatti tutto ciò che gli sta intorno. L’albero non è un’entità isolata rispetto ai sistemi che lo circondano: è inestricabilmente e produttivamente connesso con loro.

Crescendo, persegue un disegno di abbondanza, rigenerativa, ma non fine a se stessa. La crescita dell’albero innesca una serie di effetti positivi. Fornisce cibo per insetti e microorganismi. Arricchisce l’ecosistema…

Crediamo che gli esseri umani possano fare fruttare il meglio della tecnologia e della cultura, in modo che gli spazi civilizzati riflettano una nuova prospettiva. Edifici, sistemi, quartieri e perfino intere città devono intrecciarsi con gli ecosistemi circostanti, per arricchirsi vicendevolmente.

Grazie a Michael e William per la loro positività, e per averci suggerito un modello non tradizionale in cui l’uomo può contribuire con la sua creatività e il suo ingegno a inventare prodotti che siano un BENE AL 100% per il mondo.

Ad esempio gli Autori scrivono, perché non inventare una suola della scarpa che camminando anziché rilasciare sostanze nocive per l’ambiente, possa contribuire al suo nutrimento?

I mio invito è, per noi progettisti

Progettiamo in modo intelligente

per noi consumatori 

Compriamo facendoci più domande!


Link:

*https://www.ilmessaggero.it/economia/economia_circolare/economia_circolare_michael_braungart-4830791.html

Epea: (Environmental Protection Encouragement Agency) fondata ad Amburgo dal Prof. Dr. Michael Braungart

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