CasciNet e ARCò: agroforestazione urbana e architettura autocostruita con terra cruda
Che cos’è un Vivaio Agroforestale Urbano? L’ho scoperto facendo visita al Workshop Necessary Architecture organizzato da ARCò – Architecture and Cooperation in collaborazione con CasciNet.
Il Vivaio Agroforestale Urbano è una struttura multifunzionale concepita per supportare le attività agricole e di rigenerazione ambientale avviata da CasciNet.

Il workshop di autocostruzione del Vivaio Agroforestale, si è concluso venerdì scorso 20 settembre dopo un lavoro di due settimane. Si è svolto in via Piero Bottoni, tra i quartieri Vigentino, Corvetto e Chiaravalle, dove si trova un’area di circa 6 ettari che l’associazione CasciNet insieme a La Vitalba sta trasformando in un parco agricolo aperto alla cittadinanza.

In una mattinata ho avuto così l’occasione di conoscere due realtà di cui mi sono subito innamorata, perché essendo sempre alla ricerca di tematiche legate al mondo dell’abitare naturale, ho potuto conoscere e approfondire due “mondi”. Il mondo dell’Agricoltura e Agroforestazione Urbana, grazie alla chiacchierata con Enrico Sartori di CasciNet, e il mondo dell’Architettura e Autocostruzione, grazie a Luca Trabattoni e Valerio Marazzi di ARCò – Architecture and Cooperation.
Partiamo dalla prima!
CasciNet e l’Agroforestazione urbana
CasciNet è una “Associazione di Promozione Sociale e un’Azienda agricola di Impresa Sociale” come è descritto nel loro sito. L’associazione organizza molte attività legate al mondo dell’agricoltura, l’arte, la cucina e l’ospitalità, per realizzare un modello di vita economico/sociale sostenibile [2]. Se volete conoscerli di persona vi suggerisco di andare in Cascina Sant’Ambrogio, recuperata dall’associazione CasciNet a partire dal 2012.
L’attività di Agroforestazione urbana che si sta avviando nel quartiere Vaiano Valle nel Parco della Vettabbia, tra Milano e il parco Agricolo Sud, ha come obiettivo quello di avvicinare la campagna alla città, di eliminare la distanza tra produttore e consumatore.
Quest’area fa parte del Parco Agricolo Sud, che si estende per ben 46.000 ettari ai confini sud, est e ovest di Milano. Lo sapevate che Milano ha il parco periurbano più grande di Europa? Ebbene sì. Il Parco Agricolo Sud è il parco periurbano più grande d’Europa [1].

Lo scopo è di portare il verde e le attività agricole all’interno della città, di tornare ad essere produttori e cittadini attivi, non più solo consumatori e cittadini passivi.
In questo modo l’attività agricola e l’utente finale si avvicinano. Il cittadino stesso, prefinanziando l’attività agricola, diventa parte fondamentale dell’intero processo e non più solo l’utente finale della catena e del ciclo produttivo.
I campi abbandonati diventano quindi protagonisti di una trasformazione al confine tra città e parco agricolo, con l’obiettivo di realizzare un sistema agroforestale, ovvero un sistema complesso in cui si coltivano alberi forestali e da frutto. Un sistema che imita il sistema stratificato del bosco o della foresta, basandosi sulla teoria che una foresta è un ecosistema biodiverso e ricco più di quanto lo sia una coltivazione di tipo seminativo.
Una pianta che si trova all’interno di una nicchia ecologica cresce meglio e da frutti migliori!
Per questo motivo sono stati piantati filari di alberi, in alternanza albero da frutto e non da frutto, Sambuco alternato a Pioppo. L’impegno è quello di piantare in due anni circa 4000/5000 alberi forestali o da frutto, ricoprendo il terreno con uno strato di cippato, legno ridotto in scaglie con dimensioni variabili, prodotto di scarto derivato dalle potature degli alberi di Milano. Coprendo il terreno con lo strato di cippato viene avviato un sistema agroforestale senza l’uso di irrigazione detta anche pacciamatura. Lo strato di cippato trattiene l’acqua piovana e la rilascia gradualmente.

ARCò -Architecture and Cooperation e il Workshop Necessary Architecture
Arriviamo alla seconda realtà!
ARCò – Architecture and Cooperation una cooperativa fondata da un gruppo di ingegneri e architetti che opera soprattutto in contesti di emergenza. ARCò è anche una scuola, che propone workshop a studenti e progettisti. Per ogni workshop vengono preparati libretti di istruzione da utilizzare come punto di partenza per i cantiere scuola.
La scuola ARCò “è nomade, va dove serve” [3]. E in questo caso sono andati nel quartiere Vaiano Valle di Milano per costruire il Vivaio Agroforestale per CasciNet!
ARCò è una cooperativa di lavoro che opera in contesti di emergenza impiegando soprattutto materiali locali, riciclati, alla fine del loro ciclo di vita o naturali, come si vede dai loro progetti, a basso consumo energetico quando possibile, impiegando tecniche locali e semplificate insieme all’autocostruzione come sistema di partecipazione costruttiva.
Vi descrivo brevemente tre progetti realizzati da ARCò per conoscere meglio questa cooperativa.
Scuola nel Villaggio beduino Jahalin di Al Khan Al Ahmar a Gerusalemme
Il primo progetto realizzato è una Scuola in un villaggio beduino a Gerusalemme.


La tecnica costruttiva impiegata per questa scuola prevede l’uso di pneumatici usati riempiti di terra.
Prima di iniziare la sua realizzazione in Palestina, ARCò ha costruito un prototipo in Italia che è stato utile per capire la tecnica da impiegare, i suoi limiti e come migliorarla, ad esempio con l’uso di uno scavo per la parete.
In ARCò la scelta delle tecniche da utilizzare si combina sempre con una sperimentazione sul campo, per poter “sperimentare” la tecnica scelta attraverso la prova empirica testandola e poi applicandola.
Scuola nel campo beduino Wadi Abu Hindi, Al Azarije
Il secondo progetto si tratta di una Scuola nel campo beduino Wadi Abu Hindi, un progetto di recupero di una scuola esistente, dove si doveva conservare l’involucro in lamiera.


In questo caso hanno lavorato sull’isolamento realizzando un cappotto interno in legno e paglia rifinito con cannucciato di bambù e intonaco in calce; e sul principio della ventilazione naturale grazie alla realizzazione di finestre a nastro all’intradosso del tetto, che è stato sostituito con lastre di pannelli sandwich, sollevato e inclinato.
Anche qui i principi sono ricerca e tecnica applicata al contesto ambientale, insieme ai principi di autocostruzione, in modo da poter lasciare alla comunità locale un’esperienza e la conoscenza di una tecnica. E i materiali utilizzati sono tutti di provenienza artigianale e/o locale.
Asilo nel villaggio di Um al Nasser nella striscia di Gaza
Il terzo progetto che vi racconto, un Asilo nella striscia di Gaza, è stato realizzato insieme alla comunità locale e la tecnica scelta è stata quella degli earthbags – sacchi di terra. I muri della scuola sono stati così realizzati con sacchi di terra pieni di sabbia e terra di scavo.


Workshop Necessary Architecture
I principi dei progetti di ARCò – Architecture and Cooperation, che sono:
- usare materiali e tecniche locali, materiali naturali o riciclati
- progettare edifici autosufficienti, a basso consumo energetico
- sperimentare sul campo (attraverso workshop)
- realizzare in autocostruzione
sono stati alla base anche del worskhop Necessary Architecture a Vaiano Valle.
In questo caso, come negli altri progetti, la realizzazione del workshop di ARCò parte da un bisogno reale: una struttura che possa servire da supporto per le attività agricole avviate da CasciNet per l’Agroforestazione Urbana.

Questa struttura è stata realizzata con la tecnica del Pisè – terra compressa – utilizzando la terra locale compressa all’interno di pallet riciclati. I pallet sono stati utilizzati per realizzare il muro del vivaio agroforestale insieme al supporto di assi da ponteggio impiegati come elementi orizzontali e verticali. Il terreno è stato prima analizzato per capire se possibile utilizzarlo così come era. In questo caso era molto argilloso, quindi è stato utilizzato senza nessuna modifica. In questo modo sono state realizzati i muri in pallet e terra cruda. Come si vede dalle foto, sono state lasciate alcuni “spazi vuoti” dove verranno inseriti i serramenti, anche questi riciclati.


Il muro a nord è stato invece realizzato con un’altra tecnica. Una fila di pallet su cui è stata “lanciata” un misto di terra e paglia, usata come legante. La terra è stata quindi impastata insieme alla paglia, realizzando delle palle con le mani, ed è stata poi lanciata sul muro con supporto in pallet. Per aiutare e velocizzare la realizzazione del muro con questa tecnica sono state usate anche canne di bambù di circa 8 cm posate in orizzontale ogni 30, che alla fine sono state tolte lasciando il muro di terra e paglia.

Infine, sono state aggiunte finestre in legno di diverse dimensioni. I serramenti, in linea con i principi del riuso, sono stati recuperati da un falegname che sostituisce serramenti durante le ristrutturazioni a Milano. E sono state montate per illuminare con luce naturale l’interno della struttura che verrà utilizzata come supporto al Vivaio Agroforestale.

Ringrazio CasciNet e ARCò per avermi ospitato sul “campo” e avermi raccontato la loro associazione e cooperativa. Invito tutti, in particolare chi volesse vedere di persona la struttura realizzata del Vivaio agroforestale urbano, a partecipare il prossimo weekend 27, 28 e 29 settembre alla Fanfarata. Ci sarà un corteo sabato 28 Settembre alle 15, che parte da Cascina Nosedo e attraverso un percorso nelle zone cittadine recuperate dal degrado e ora destinate agli orti sociali, arriva al Parco della Vettabbia e al vivaio sociale.
[1] https://www.milanocittastato.it/evergreen/forse-non-sapevi-che/milano-ha-il-parco-periurbano-piu-grande-deuropa/
[3] http://www.ar-co.org/it/scuola/home/intro/index.php
